Vincitori XII ed.

Sono stati proclamati i vincitori dell’XII ed. del Premio durante la cerimonia di premiazione del 26 novembre a Viareggio.

Le foto della cerimonia accessibile a questo link oppure cliccando sulla foto sotto.

Il video completo della cerimonia

Poesia inedita

  1. Stefania Silvestri – “Vampiro” – Nove (Vicenza)
    Motivazione: Poesia dai versi veloci come un volo di pipistrello. Veloce è, invero, il Vampiro di Stefania Silvestri. Le strofe, inanellate strettamente tra di loro, sembrano disegnare sulla pagina il fatale avvicinarsi del demone alato. Non c’è pietà in lui né pentimento, ma solo la tormentata vertigine del dannato, descritto con magistrali pennellate oscure. L’eterna ricerca di una impossibile redenzione è resa con un ritmo che toglie il respiro. Tra toni gotici di fronde perenni, notte e lame lucenti, una soltanto è la lapidaria sintesi del destino eterno del maledetto: una lacrima di sangue vivo per una goccia di vita eterna. Il confidenziale “tu”, che l’autore rivolge al suo protagonista, accorcia la distanza tra le parole e il lettore. Fino a quando la magia della poesia si compie e, attraverso una suggestione di immagini, le lame lucenti del Vampiro penetrano nel sentire profondo di chi legge, lasciandovi un oscuro tormento.
  2. Daniele Giovanni Baccaro – “Cantico per Eulalia di Salem” – Agliana (Pistoia)
    Motivazione: Una poetica descrittiva, sostenuta da potenti pennellate fiamminghe. Così Daniele Giovanni Baccaro ha saputo cogliere l’ultimo istante di vita della giovane Eulalia di Salem accusata di blasfemia e per questo condannata al rogo. La figura in primo piano di Eulalia è nitida. Lei si staglia eroicamente tra le fiamme del patibolo. Sullo sfondo nero svaporano, nel fumo che sale, volti bramosi di vederla dissolversi in cenere. La lirica del poeta è densa di dolore ma anche di stupore. Perché la colpa di Eulalia è una sola: ha amato in ogni albero il respiro eterno e misterioso del divino. Ogni strofa genera nel lettore un profondo senso di ingiustizia: si vorrebbe strappare a una a una le parole della lirica per liberare Eulalia dal martirio. Ma la splendida chiusa toglie ogni velleità di salvezza. L’ambivalenza inferno-diavolo spinge Eulalia nell’abbraccio del fuoco dove, in un verso di una notevole intensità emotiva, la strega rende l’anima all’unico dio che le è concesso invocare: il demonio.
  3. Mariacarla Strada – “Violata” – Torino 
    Motivazione: Alla vibrante descrizione della violenza sulla giovane donna buttata per terra come carta stropicciata, fa da contraltare la sovrumana pietà del vampiro. In una società ormai mitridatizzata alla violenza di genere, Mariacarla Strada oppone una inedita figura di demone. Lui emerge nella prima quartina come incubo eterno, indifferente all’altrui salvezza. I versi che seguono però cambiano registro alla poesia, gettandosi alle spalle il cliché gotico del tenebroso a caccia di sangue fresco. Improvvisamente la poesia si apre rivelando un sentire sovrumano del vampiro, quasi un atto d’amore, oltreché di pena, per quella giovane uccisa e violata. Ogni strofa diventa grido nel silenzio, orrore infinito, inferno. Solo lui, il maledetto, può udire quello strazio, riviverlo, comprenderlo. In uno strepitoso finale, la pietà si impone sull’orrore. Nell’ultima quartina, i versi lentamente muoiono, mentre il vampiro si china, piangente, a suggere il sangue della donna bella in uno struggente, inutile, dono di vita eterna. Lei è già morta, il suo sangue è scuro… a noi lettori non resta che unirci al pianto del vampiro per tornare a fare vibrare le corde della pietà umana.

Premio Speciale della Giuria:

  • Marco Marra – “Paranoia” – Milano 
    Motivazione: La missione poetica del componimento di Marco Marra è oscuramente ambiziosa. Attraverso i suoi versi l’autore aspira a trascinare il lettore giù, verso lo stesso incubo che quasi centottant’anni fa generò il tormentato e visionario racconto gotico di Edgar Allan Poe, Il cuore rivelatore, a cui la poesia è dedicata. Tuttavia, la contaminazione con il grande scrittore statunitense, anticipatore del “maledettismo”, termina qui. Perché il poeta, restando costantemente concentrato sul titolo e sulla dedica, scatena le parole, andandole a stanare nel buio e nell’ombra a una a una. Il protagonista, il demone assassino, è il dannato senza conforto, il divino che sbeffeggia la vita, l’altro che sente le cose dell’inferno. Il delirio governa ogni strofa. Dalle membra squartate della vittima, Marra trae ispirazione per dare voce a una follia che non trova appagamento neppure nel sangue. Mentre batte nel petto la colpa che non vuole espiazione, la lirica compie la sua missione poetica nelle ultime due strofe. La paranoia del protagonista si aggrappa alle parole “buio” e “ombra” prima che anch’esse, come tutte le altre che le hanno precedute, precipitino verso l’ottava notte, quando si compie il destino di vittima e carnefice.
  • Fabio Soricone – “La Perla Nera” – Villalba (Roma)
    Motivazione: Dall’acquarello tenebroso dei versi di Fabio Soricone emerge la nave maledetta. La Perla Nera, questo il suo nome, solca con immagini dal sapore surreale questa poesia che regala al lettore una fantasmagoria di suggestive inquadrature sull’incubo. Incubo abitato da spettri di pirati, condannati a essere in balia dell’eterna dannazione. Mentre la Perla Nera, complice la luna piena, emerge dalla notte, il poeta sembra invitare noi lettori ad afferrare il binocolo per scrutare nell’oscurità quella ciurma di dannati che non conoscono paure di umana natura. In verità la Perla Nera nel suo andare eterno riporta alla mente la “stultifera navis”, la nave dei folli, di medievale memoria, all’eterna deriva con il suo carico di follie. Così, in chiusura, dal fosco risveglio dall’incubo, emerge l’angoscia generata da questo carico maledetto. Tuttavia, il poeta non ci permette di trovare riparo nella veglia, perché il vessillo della nave è lì, sul nostro viso, nell’incavo dei nostri stessi occhi da cui emerge l’ombra del teschio dei pirati. La Perla Nera è in noi e su di noi. L’eterna dannazione affiora freudianamente dalla lirica del poeta condannandoci, tutti, nessuno escluso, a una incommensurabile, metafisica paura del sovrumano.

Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico): 

  • Francesca Berti – “Pallida come la morte” – Pisa
  • Loredana Bottaccini – “Il pianto delle banshee” – Torino
  • Erika Caser – “La mutazione” – Merano (Bolzano)
  • Massimo Cenci – “Il calice” – Torino
  • Nazarena Cilli – “Lettura dell’Arcano” – Sant’Angelo (Pescara)
  • Erika Conti – “Il vampiro” – Rimini
  • Luigi Cristiano – “Sepolto non vivo” – Loro Ciuffenna (Arezzo)
  • Guido Di Sepio – “Denti aguzzi” – Roma
  • Francesca Fasolato – “La sposa del Diavolo” – Vicenza
  • Raffaella Ferrari – “Licantropi” – La Spezia
  • Silvia Fornoni – “Magica creatura” – Cernusco sul naviglio (Milano)
  • Gabriella M. Gabsu – “Orli di libertà” – Lentate sul Seveso (Monza-Brianza)
  • Elisabetta Gennaro – “Tiamat” – Cusano Milanino (Milano)
  • Davide Grisi – “I Senzaessere” – Verona 
  • Antonella Iacoponi – “Dracula” – Cascina (Pisa)
  • Pietro Paolo Imperi – “La strega del Tonale” – Roma
  • Ilarione Loi – “Mostro Piuma” – Monreale (Palermo)
  • Valentina Irma Martini – “I dannati nella notte” – Genova Pegli
  • Manuela Melissano – “La poesia della fata dei boschi” – Lecce
  • Giovanni Parentignoti – “Pajaro Cochino” – Noto (Siracusa)
  • Elena Angela Pera – “Angelo Nero” – Masate (Milano)
  • Sergio Poli – “La bambina dietro al muro” – Sanremo (Imperia)
  • Annalisa Potenza – “Chi è costei?” – Pescara
  • Donatella Sarchini – “Fontane” – Milano
  • Marco Tessari – “Simposio di sangue” – Triggiano (Bari)

Racconto inedito

  1. Martina Del Terra – “Cenere” – Empoli (Firenze)
    Motivazione: È un racconto di straordinaria dolcezza, e insieme tesissimo e tagliente come un pezzo di vetro, quello di Martina Del Terra, che pare quasi raccogliere su carta il contorno di un sogno. Perché tra le sue parole ci si muove piano, rimanendo incantati dalla delicatezza della scrittura – e nello stesso tempo, presi in un equilibrio di sensazioni complesso e raffinato, non si può fare meno di sentirsi in pericolo. Pericolo di infrangere, unicamente con la nostra invadente presenza di lettori curiosi, la delizia tragica di un momento che non appartiene a noi, ma di certo solo a qui due personaggi che indiscreti sentiamo scambiarsi sospiri e silenzi su un tetto, alla luce della luna, fuggiti lontani da tutto il resto. Pericolo di ritrovarci a essere delle loro nuove vittime, perché in realtà lei è una bambina vampiro, una mostruosità senza tempo, e lui è uno che per starle vicino ha riempito la sua piccola esistenza mortale di illusioni e di uccisioni, ed entrambi sanno di sangue e di terra, di morte e di dolore, di poesia e di paura, di altruismo e di spietatezza. Pericolo di riconoscere, nei tratti di quel loro amore tanto estremo da sfidare la nostra stessa capacità di comprensione, la medesima scintilla di assoluta purezza che almeno una volta ci ha fatto sognare di sfidare, sfrontati, dissennati e splendidi, anche tutti gli impossibili, e di ritrovare proprio in essa il significato più perfetto del nostro essere vivi.
  2. Aris Corrado – “L’allievo” – Viareggio (Lucca)
    Motivazione: Se gli uomini sono stati accompagnati dai vampiri fin dalle ere più primitive, certo non saranno abbandonati negli evi futuri, quando raggiungeranno le stelle. A bordo della colossale astronave Horus, alcune migliaia di coloni attraversano la vastità celesti in attesa di un pianeta da chiamare casa. Ma non sono soli: una creatura eterna e oscura sta usando la quiete dello spazio per nascondersi e fortificarsi, prima di avere tutto un nuovo mondo da dominare. Il vampiro ha però un avversario inaspettato: nelle scure profondità del vascello spaziale si svolge dunque il duello tra il potente antico maestro e un giovane e coraggioso necromante umano. Aris Corrado trasporta gli elementi del fantasy classico in un contesto futuristico dalla formidabile suggestione, costruendo una ambientazione magistrale e sempre concedendo il giusto spazio alla pura potenza immaginativa – da H. P. Lovecraft a A. D. Foster, si sa che è bene che sia lei a portare il lettore in quei recessi della mente e della paura dove la parola non arriva. Il risultato è un racconto elegante e vertiginoso, una fantasmagoria tenebrosa, superbamente inquietante, popolata da creature da incubo, in cui si intrecciano poteri magici, enigmi arcani, orrori ancestrali e deliri di tecnologia, e che sfocia in un finale ancora più potente ed evocativo.
  3. Ughetta Aleandri – “Il monte della Sibilla” – Foligno (Perugia)
    Motivazione: Pino è un uomo da sempre posseduto da una rabbia profonda, violenta, inestinguibile. Una rabbia che egli ha imparato a tenere celata con gli altri, ma sempre pronta a divampare nel suo privato. E come la sua casa si trova al limite del villaggio, là dove la strada si perde nel bosco, così la sua vita si trova al limite di ciò che è civile, precipitata in un incubo intimo di repressione e di prepotenza. Solo Gina, la povera moglie, aveva subito per lungo tempo le brutali intemperanze private di Pino. Finché giorno un incidente in montagna – era stato detto – se la era portata via. Il marito diceva sempre che non era la buona donna che tutti conoscevano, bensì era una strega, che coi suoi intrugli altro non aveva fatto che dargli il malocchio, rovinargli la vita, che era stata lei a ridurlo in quello stato atroce. Quello che si alza una notte a sferzare la casa dello sciagurato e a spazzare via ogni sua lucidità, non è un vento qualunque, ma il soffio di vendetta di una creatura generosa e infelice, che dalla natura profonda aveva imparato molto, e che dalla morte ritorna in una nuova, terribile veste per chiedere una giustizia che va al di là di quella degli uomini. Ughetta Aleandri costruisce una storia potente, aspra, spietata, in cui le parole intessono con grande efficacia un clima opprimente di tensione, e dove alla componente horror propria del fantasy si mescola un orrore diverso, pieno della cruda realtà di un presente a tutti molto vicino: la silenziosa, gravissima violenza domestica.

Premio Speciale della Giuria:

  • Valeria Cipolli – “L’onta del maggiore” – Cecina (Livorno)
    Motivazione: Gli ordini degli ufficiali, gli scoppi delle artiglierie, il fragore della cavalleria. Sono le ore più drammatiche del Risorgimento, c’è da fare l’Italia, e nella polvere della battaglia il Tricolore chiama gli uomini a diventare eroi. Esplosioni, grida, sangue, morti. Ma calma, è solo un gioco. Sono soldatini quelli per cui Anita, ragazzina dalla più che fervida immaginazione, si diverte a tessere il destino sopra ogni tavolo di casa, organizzando brutali scontri storici in miniatura. È solo un gioco – forse. Forse invece c’è qualcosa di molto speciale in uno di quei soldatini, quel maggiore Giovanni Serristori, così si chiama, che sembra ogni volta sfuggire a ciò che il triste copione della guerra avrebbe previsto per lui. Una maledizione che da più di centocinquanta anni vive nel suo cuore ora fatto di plastica: dalle ombre del passato, ecco emergere la vergogna di un tradimento, che adesso gli nega il riposo eterno che tocca ai bravi combattenti. Storia vivace, appassionante e di grande originalità, che in un crescendo coinvolgente e sempre più inquieto rende sottile sottile il confine tra reale e fantastico, riuscendo a dipingere un sogno di infanzia nei toni più marcati e convincenti di un racconto ammaliante.
  • Giancarlo Cotone – “Stefano Drago, infermiere” – San Donato Milanese (Milano)
    Motivazione: Lontano è il tempo in cui il vampiro poteva far valere i propri diritti sovrumani tramite il privilegio aristocratico. Il bacio al collo delicato della vergine a bordo della maestosa carrozza nera appartiene solo alla letteratura. La contemporaneità gli impone maggiore discrezione, un opportuno mimetismo con gli uomini comuni, ovvero in primis un lavoro come tanti altri. Ma per una creatura comunque affamata di sangue fresco quale sistemazione migliore avrebbe potuto esserci che non quella trovata da Stefano Drago, infermiere a bordo delle ambulanze? Peccato che stavolta, per una sfortunata circostanza, in lettiga al pronto soccorso ci stia per arrivare lui, e sia solo una questione di minuti prima che la rozza scienza umana scopra la natura reale del suo essere, abilmente nascosta per così tanti anni: da quando arrivò in un fagottino al portone di un orfanatrofio, e poi nelle mille avventure di crescita e di scoperta di un mondo complicato anche per uno dei predatori supremi. Racconto pungente ed equilibrato, costruito su un brillante disincanto, aggraziato e penetrante nel tratteggiare una moderna formazione vampiresca, fino alla sorpresa di un finale inaspettato quanto inquietante.

Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico): 

  • Barbara Aimi – “La Tamerice” – Salsomaggiore Terme (Parma)
  • Giovanna Asta – “Il ciliegio e il paese di San Vito Lo Capo” – Trapani
  • Giuseppe Berti – “Ombre sul mare” – Pisa
  • Matilde Bonariva – “Il fantasma nella macchina” – Milano 
  • Erika Caser – “La casa rossa” – Merano (Bolzano)
  • Elisa Contarini – “73” – Fusignano (Ravenna)
  • Silvano Costantini – “La macchina da scrivere” – Genova
  • Deadlyluka – “Il giorno in cui i morti scioperarono” – San Giuliano Terme (Pisa)
  • Giovanni Della Casa – “La scelta” – Modena
  • Paolo Di Fresco – “Intervista con la strega” – Milano
  • Micol Fusca – “La Ninfa Innamorata” – Montebelluna (Treviso)
  • Davide Loguercio – “Susanoo” – Casatenovo (Lecco)
  • Venusia Marconi – “Il volto amato” – Montefiore dell’Aso (Ascoli Piceno)
  • Stefano Mainardi – “Un mostro nell’armadio” – Verrone (Biella)
  • Davide Nervo – “Irene Ang, il fantasma che visse due volte” – San Mauro Torinese (Torino)
  • Gerardo Palumbo – “Intrugli e ramoscelli” – Roma
  • Sofia Pettinari – “La Rocca” – Pergola (Pesaro-Urbino)
  • Gabriella Pison – “Mimesis” – Trieste
  • Alessandro Porri – “Il Vangelo del diavolo” – Roma
  • Silvano Pruzzo – “Vampire blues” – Genova
  • Luca Nunzio Riferi – “Mancante” – Caltagirone (Catania)
  • Donatella Sarchini – “Sotto il tappeto” – Milano 
  • Pietro Tafuto – “Rumore” – Scafati (Salerno)
  • Francesca Tortini – “Triora: il paese delle streghe” – Milano 
  • Giada Venturino – “La sete” – Oderzo (Treviso)

Romanzo inedito

  1. Mario Carbone Colli – “Domitilla” – Marina di Massa
    Motivazione: Già dalle prime righe, Mario Carbone Colli ci trascina nell’Italia del 1650. Notte di Capodanno, al rintocco della mezzanotte viene al mondo una neonata: la madre prima di morire taglia il cordone ombelicale e la consegna al mondo. Le prime creature a prendersi cura di lei sono una capra e una gatta nera. Penserete: ecco, una fiaba, un mondo incantato e felice. Abbandonate questa speranza: la piccola viene salvata certo, cresce in un convento, viene vestita, nutrita e le viene dato il nome di Immacolata. Ben presto, tuttavia, gli eventi portano Imma a scappare dalla famiglia affidataria, inscenando la propria morte con l’aiuto della sua amata Rossana, la donna che vive nel cuore della foresta in compagnia di un gatto nero, che conosce le erbe e le pozioni, che viene chiamata strega, e che l’ignoranza e la gelosia della gente condanneranno a morte. Con Rossana il suo nuovo nome diventa Domitilla ma con la scomparsa del suo amore, il dolore creerà una nuova donna, un angelo vendicatore: Lisabetta. Tre donne, eppure una sola. Il romanzo di Mario Carbone Colli è fedele alla realtà, accurato, architettato con una padronanza del linguaggio e dell’argomento indiscutibile. Il lettore viene fatto immergere completamente nelle atmosfere seicentesche, e trasportato da un italiano di arcaica raffinatezza ma comprensibile, fin al cuore di una trama ben articolata che intreccia i fili bruni della Storia con quelli rosso fuoco della fantasia.
  2. Domenico Cua – “L’ultima caccia” – Santa Cristina d’Aspromonte (Reggio Calabria)
    Motivazione: Alexander Gaotlock è un cacciatore di streghe, e ha mandato al rogo un’innocente. Abbandona così la sua vocazione e si ritira, crogiolandosi nella colpa e nell’autocommiserazione. Un giorno, però, si trova costretto a indossare di nuovo la sua divisa: qualcuno massacra i suoi compagni, e i bambini spariscono dalle loro case nel cuore della notte, irretiti da un’ammaliante figura. Per arrivare alla fonte di tanto male, Alexander si trova costretto a collaborare con Yarha, una strega del fuoco. Impedendo alle sue consorelle di recuperare un libro proibito che contiene terribili incantesimi, il cacciatore spera di trovare la redenzione, l’opportunità di riscattare il proprio passato. Domenico Cua ci permette di cavalcare con un protagonista fallibile, pieno di limiti e proprio per questo molto umano, con un doloroso passato rende lo cieco alle trame e agli inganni di chi lo circonda. L’autore, in queste pagine, ci permette anche di affrontare il tradimento e la colpa a testa alta, fino a redimerci di fronte al nemico nella battaglia finale. Le streghe di Cua sono malvagie ma anche vulnerabili, le loro azioni costruite sui traumi del passato. Dei suoi cacciatori, alcuni sono integerrimi, come Alexander, ma altri disonesti, e il loro solo scopo è il profitto. L’Irlanda di metà Quattrocento descritta in queste avvincenti pagine non è così diversa dalla nostra epoca: la caccia alle streghe persiste, cambia solo la forma.
  3. Irene Dilillo – “Magia Verde” – Gorizia
    Motivazione: “La gente non vuole la varietà. Vogliono che tutto si assomigli.” Si apre con questa citazione di Joanne Harris il romanzo distopico di Irene Dilillo. La guerra che infuria tra le sue pagine è, esattamente come qui e ora, tra progresso e natura, tra l’uomo che vuole imporre se stesso, i suoi bisogni, il suo primato, e l’intero creato. Come in 1984 di Orwell lo scopo è mantenere il controllo totale sulla società. Come in Fahrenheit 451 di Bradbury ci sono libri il cui possesso è proibito, in quanto potrebbero riavvicinare l’umanità alla natura, all’individualità e alla salvezza. Quando il giardino segreto del padre viene scoperto e imprigionato, la protagonista Eryn, deve fuggire dalla città d’acciaio in cui è cresciuta. Si trova costretta ad accettare l’aiuto di un elfo, termine dispregiativo per quegli umani che vivono nel bosco e che tramandano la magia verde. All’interno della sua comunità, Eryn scoprirà l’amore, l’accettazione, se stessa, e soprattutto un potere immenso quanto la natura stessa che, come ci viene ricordato alla fine, non andrebbe mai sfidata. Irene Dilillo ci pone dinanzi al declino dell’umanità e al suo inesorabile procedere verso l’alienazione. Allo stesso tempo, però, pianta i semi della speranza.

Premio Speciale della Giuria:

  • Mauro Cotone – “Monte Sereno” – Roma
    Motivazione: Mauro Cotone ci porta in vacanza nel cuore dell’inverno. Ad aprirci la strada è Fausto, con la sua Micia. Fausto è uno scrittore in crisi in cerca d’ispirazione. Le case vacanza accanto alla sua sono occupate da vecchie conoscenze così, per sconfiggere lo schermo bianco, immagina l’arrivo dei vari ospiti. I personaggi entrano in scena attraverso il ticchettio della tastiera, e iniziamo a chiederci se quanto leggiamo stia accadendo veramente oppure solo nella mente dello scrittore, e poi quale natura abbia la forza che muove le dita di Fausto. Leggiamo di tracce di sangue, di animali scomparsi, di bambini che si divertono, di cadaveri nella neve. Veniamo trascinati verso una caserma abbandonata, o forse no, dove vengono eseguiti esperimenti poco ortodossi. Mauro Cotone ci porta a interrogarci, fino all’ultima pagina, se quanto accade è tutto reale o invece è partorito dalla mente di Fausto, e se scrivendo lui stesso lo stia facendo accadere. La scrittura è pulita, senza fronzoli, come la neve che blocca i villeggianti, e che scende fluida come la narrazione. La tensione cresce fino alla verità finale: spesso la realtà supera la fantasia. 
  • Micol Fusca – “Io sono Rin. Il Diario dello Stregone – Libro Primo” – Montebelluna (Treviso)
    Motivazione: Rin ha sei inverni, dei segreti e un diario in cui celarli. Rin passa le giornate nel Bosco Spinoso, anche se lì i bambini non potrebbero andare. Ma lì può quasi percepire la magia, anche se tutti la ritengono svanita da tempo. Nel cuore della foresta il piccolo apprende dal vecchio Olivander la storia di come l’avidità umana abbia privato il mondo della magia corrompendo la Natura e i suoi Spiriti guardiani. L’autrice ci accompagna nella prima parte della vita del protagonista, del suo apprendistato presso Travor, uno straniero giunto a Nessunposto per fargli da insegnante, affinché possa, un giorno, stabilirsi nella casa di piacere del Maestro a cui Rin è stato venduto dalla madre. La sua vita si dipana davanti a noi con la stessa innocenza con cui viene scritta: con gli occhi di un bambino che da grande vuole fare il mercenario come il suo migliore amico. Eppure nulla è semplice, nulla è scontato nella narrazione: il Maestro non è solo un losco e viscido approfittatore, Olivander non è solo un vecchio che vive nella foresta, e Rin non è solo un bambino che diventerà un bellissimo uomo. Quando la sorella scompare, come altre prima di lei, quello che è il vero dono del ragazzo si manifesta e la magia non può più restare celata. Micol Fusca non ci regala solo un fantasy ottimamente scritto, ma anche una favola ecologica e una acuta metafora dei tempi moderni. Il bellissimo inizio di una saga che non vediamo l’ora di continuare a leggere.

Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico): 

  • Davide Americo – “La notte tramonta” – Cascina (Pisa)
  • Giovanna Asta – “Secolaria – Obscura Lux” – Trapani
  • Jessica Beduschi – “90 giorni” – Curtatone (Mantova)
  • Gian Luca Carretti – “Il fregio dell’eterno viaggiare” – Reggio Emilia
  • Saverio Catellani – “I segreti di Monteluna” – Carpi (Modena)
  • Paolo Celin – “La Calà della Forca” – Rovigo
  • Arianna Chiellini Tassisto – “Una maschera e una vita” – Voghera (Pavia)
  • Aris Corrado – “Oniris” – Viareggio (Lucca)
  • Silvano Costantini – “La pietra di Graham” – Genova
  • Maria Caterina Deluca – “L’eredità del sangue” – Noci (Bria)
  • Luisa Dipino – “Il giusto erede” – Vanzaghello (Milano)
  • Francesca Fasolato – “Il segreto di Nassor” – Vicenza
  • Ornella Fiorentini – “Amatissima moglie mia” – Ravenna
  • Basilio Luoni – “Procida, l’isola delle Janare” – Procida (Napoli)
  • Simone Milano – “AbaddonWare” – Praga
  • Daniele Nicoletti – “Arcane Hotel” – Roma
  • Aurora Piaggesi – “Dove vivono le fate” – Roma
  • Matteo Ricupero – “Arcano. Lo scrigno di Pandora” – Ferrara
  • Mirko Scardoni – “Il riflesso del demonio” – San Giovanni Lupatoto (Verona)
  • Zabrios – “Joe” – Casoria (Napoli)

Pubblicato da premighstreghebuk

Premi Letterari Nazionali: - Giovane Holden - Streghe Vampiri & Co. - Bukowski

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora